Si sono appena concluse due importanti mostre, quella di Lichtenstein alla G.A.M. a Torino, una settimana fa circa e la retrospettiva su Marc Chagall a Palazzo Reale a Milano, giusto ieri.
La prima me la sono persa, purtroppo… Si sa come va, hai tanto tempo, durano magari alcuni mesi, decidi per una settimana, poi chiami anche gli amici e allora bisogna fissare un’ altro giorno, poi c’è il Natale, i Re Magi, capodanno, la Befana, ti riprometti di andarci assolutamente e alla fine il tempo passa e arrivi al 31 gennaio che Lichtenstein è già bello che andato e pure per Chagall è questione di ore.
E dire che avevo pure prenotato per venerdi, all’ ora di pranzo, perfetto! Poca gente, visita comoda comoda… peccato che il treno abbia accumulato un bel po’ di ritardo anzi, troppo ritardo… biglietti persi, tempo perso e addio mostra (grazie Trenitalia!)
Alla fine ho dovuto sfidare il freddo e tre orette di coda per poter visitare almeno quella di Chagall, l’ultimo giorno disponibile, cioè ieri. Vi garantisco che l’ultima ora di attesa è stata una vera agonia, con le dita dei piedi praticamente in ipotermia, pronte per essere abbattute e deposte sotto una stele alla memoria che avevo già iniziato a immaginare, visto che il freddo pungente ormai aveva pure annebbiato gli ultimi neuroni rimasti..
Comunque alla fine ne è valsa davvero la pena! Non stiamo ora a fare i soliti discorsi iperbolici da critici d’arte, limitiamoci ad osservare alcune cosette relative al suo lavoro:
La prima cosa che mi ha colpito è stata sicuramente la bravura mostruosa nel gestire i colori nei dipinti, accostando insieme colori così difficili da far rendere insieme, sempre mantenendo una qualità e una resa visiva strabiliante; soprattutto nell’ uso dei verdi e del nero.
L’amore supremo per la prima moglie Bella, anche nelle opere realizzate dopo la sua morte, sempre in bilico tra la consapevolezza dell’ ineluttabile caducità della vita e quindi intrise di malinconia e la gioia per aver condiviso comunque un amore immenso, direi sublime
Tornando invece a spunti più prettamente pittorici sono rimasto molto colpito dalla freschezza degli studi. come ad esempio quello per la Caduta Dell’ Angelo, realizzato tra il 1923 e il 1947, sull’ orrore della guerra, rappresentata con infiniti simboli cari all’ ebraismo. Eppure proprio gli studi preparatori mi hanno colpito molto di più, forse proprio per come manifestavano il processo creativo e al tempo stesso erano di una qualità pittorica notevole.
Sempre a proposito di studi, da citare assolutamente forse quello più sorprendente e incredibile. Una serie di tempere, guaches e collages, che venivano presentate in modo da far chiaramente capire come si svolgessero le idee, sempre più chiare per la realizzazione di due opere monumentali, realizzate dopo la guerra, vale a dire le decorazioni per il Lincoln Arts Center del Metropolitan di NY ma soprattutto la decorazione dell’ Opera Garnier di Parigi. Ecco, quest’ ultima racchiudeva un percorso creativo che partiva semplicemente dalle idee sul colore, nessun simbolo, nessun segno. Solo colore, e da lì, man mano prendevano forma le varie idee, attraverso bozze di personaggi e idee via via più chiari e decisi fino alle enormi bozze a colori, complete, curatissime, piene che avrebbero dato poi vita al lavoro finale
Ora che la mostra è terminata qualsiasi mio commento è superfluo e superficiale, rimane un’ emozione grandissima per aver potuto vedere una retrospettiva così ampia e meravigliosa… Avevo visto dal vivo solo due quadri suoi prima, uno a Lione e uno all’ Arca a Vercelli, in una delle prime mostre sulla collezione di Peggy Guggenheim. Ora finalmente ho fatto una bella scorpacciata come si deve.
La mostra di Palazzo Reale si sposterà ora a Roma, anche se in un formato più ristretto (dovrebbero essere circa 150 opere invece che le 200 di Milano, se ho capito bene) ma rimane comunque da vedere assolutamente.
Tra le tante mostre in giro per l’ Italia ve ne segnalo ancora due, analoghe tra loro visti i protagonisti; si tratta della mostra “Astrattismo in Europa“, presso il Forte di Bard (AO), dal 31 gennaio al 2 giugno, con Malevich, Popova, Kandinsky e molti altri e un’ altra mostra, presso Palazzo Chiablese a Torino, con una retrospettiva sulle avanguardie russe con una raccolta di ben 300 opere. Da vedere entrambe sicuamente, comunque metto link con i vari siti disponibili